Søndergaard, Trine

 
CODICI
ID SCHEDA2855
tipo di scheda
tipo di schedaAUT
Livello di ricercaI
CODICE UNIVOCO
Codice Regione08
 
 
INTESTAZIONE
Nome scelto di persona o enteSøndergaard, Trine
Tipo intestazioneP
Qualificazione anagrafica1972-
Nazionalitànorvegese
SessoF
Luogo di nascita o di inizio attività enteCopenaghen
Data di nascita o di inizio attività ente1972
Luogo e/o periodo di attivitàattiva a Copenaghen dal 1996 ca.
Qualificafotografo
Qualificaartista
Sigla per citazione2855
 
 
FONTE DELL'INTESTAZIONE UNIFORME
Tipo di fontebibliografia
Specifiche della fonteFotografia Contemporanea dall'Europa nord-occidentale
Esito della consultazione della fonteP
 
FORME VARIANTI E RELAZIONI
Forma per la visualizzazioneTrine Søndergaard (Copenaghen 1972)
 
 
LUOGO E/O PERIODO DI ATTIVITA'
StatoDanimarca
LocalitàCopenaghen
 
PREMI
Notizie biograficheDopo aver studiato disegno e pittura ad Aalborg e Copenaghen, Trine Søndergaard (Copenaghen, 1972) ha completato nel 1996 la Danish School of Art Photography “Fatamorgana”, avviando una ricerca indirizzata a investigare il medium fotografico, i suoi confini e la natura stessa dell’immagine. Nel 2000 ha vinto l’Albert Renger-Patzsch Award per Now That You Are Mine (1997- 2000), una serie sul mondo della prostituzione del distretto a luci rosse di Copenaghen, diventato poi un libro di culto. Capace di spaziare dalla fotografia documentaria allo stile diaristico, sino alla fotografia concettuale, negli ultimi anni Søndergaard ha concentrato il proprio lavoro sui generi del paesaggio e del ritratto. Quest’ultimo è stato oggetto di recenti serie come Guldnakke (2012-2013), che prende il nome dalle cuffie ricamate in oro tipiche della nobiltà rurale danese del XIX secolo, Strude (2007-2010), in cui le modelle indossano i tradizionali copricapo dell’isola di Fanø, e Monochrome Portraits (2009), raffigurante conoscenti dell’artista assorti nel loro mondo interiore. Ad accomunare le serie è il particolare approccio che Søndergaard riserva al genere: i suoi soggetti vengono spesso ritratti da dietro o di profilo, ma in ogni caso i loro occhi non sono mai rivolti alla macchina fotografica, come a rifiutare il gioco di sguardi che tradizionalmente lega soggetto, fotografo e spettatore in questo tipo di immagini. Altri elementi concorrono a mettere in discussione il genere stesso del ritratto: nonostante alcuni indizi – come le cuffie o gli abiti contemporanei – ancorino le immagini al passato o al presente, le fotografie sono sospese, immobili nel tempo, portatrici di una “durata” che più che rimandare al momento esatto dello scatto parla dell’infinito che la fotografia è capace di incorporare. Storicamente utilizzato per rappresentare le persone in ambito pubblico o privato, il ritratto è trasformato dall’artista in un mezzo per rendere visibile uno stato mentale. Queste immagini essenziali, minimaliste ed elusive non rivelano nulla sull’identità dei soggetti, sulle loro vite o sul loro status: sebbene raffigurati, essi continuano a rimanere anonimi.
 
 
BIBLIOGRAFIA
Generebibliografia specifica
AutoreMaggia, F./ Lazzarini, F.
TitoloFotografia contemporanea dall'Europa nord-occidentale
Anno di edizione2015
Volume, pagine, numerip. 116; pp. 155-156
Sigla per citazione2755