Wearing, Gillian

 
CODICI
ID SCHEDA2872
tipo di scheda
tipo di schedaAUT
Livello di ricercaI
CODICE UNIVOCO
Codice Regione08
 
 
INTESTAZIONE
Nome scelto di persona o enteWearing, Gillian
Tipo intestazioneP
Qualificazione anagrafica1963-
Nazionalitàbritannica
SessoF
Luogo di nascita o di inizio attività enteBirmingham
Data di nascita o di inizio attività ente1963
Luogo e/o periodo di attivitàattiva a Londra dal 1993 ca.
Qualificafotografo
Qualificaartista
Sigla per citazione2872
 
 
FONTE DELL'INTESTAZIONE UNIFORME
Tipo di fontebibliografia
Specifiche della fonteFotografia Contemporanea dall'Europa nord-occidentale
Esito della consultazione della fonteP
 
FORME VARIANTI E RELAZIONI
Forma per la visualizzazioneGillian Wearing (Birmingham 1963)
 
 
LUOGO E/O PERIODO DI ATTIVITA'
StatoGran Bretagna
LocalitàLondra
 
PREMI
Notizie biograficheSin dall’inizio degli anni novanta, Gillian Wearing (Birmingham, 1963) utilizza la fotografia per indagare i processi di costruzione del sé, le sue stratificazioni, le norme sociali che lo definiscono e le sue possibilità d’espressione. Il taglio sociale della ricerca di Wearing assume immediata evidenza quando, appena laureata al Goldsmiths College, realizza Signs that say what you want them to say and not Signs that say what someone else wants you to say (1992-1993), una serie di ritratti di persone incontrate per strada che impugnano cartelli sui quali, su richiesta dell’artista, hanno scritto i propri pensieri più urgenti. La componente partecipativa della sua pratica si conferma in lavori successivi, con i quali affianca alla fotografia l’uso del video: Confess All On Video. Don’t Worry, You Will Be In Disguise. Intrigued? Call Gillian...(1994) è realizzato raccogliendo le confessioni di persone contattate tramite un annuncio su “Time Out”, poi divenuto il titolo dell’opera; in Trauma (2000) donne e uomini raccontano le esperienze che li hanno segnati per la vita; in Secrets and Lies (2009) segreti inconfessabili vengono resi pubblici. Tratto comune a questi lavori è l’uso di maschere che, apertamente posticce e dai tratti spesso inquietanti, celano le identità dei testimoni permettendo loro di esprimersi nella massima libertà, dando così accesso alla loro sfera più intima. La maschera assume un ruolo centrale nel lavoro dell’artista grazie alla sua funzione di ponte fra la dimensione pubblica e privata delle persone, nonché fra l’artista e gli altri. Nella serie Album (2003-2006) le maschere diventano più verosimili, realizzate con la collaborazione di esperti formati presso il Madame Tussauds di Londra. È la stessa Wearing a indossarle per impersonare i genitori, il fratello, la sorella, lo zio e se stessa a 17 anni, mettendo in scena frammenti della sua storia familiare come tramandata dalle fotografie di famiglia, usate come riferimenti del lavoro. Se in Album il travestimento serve a indagare i meccanismi del ricordo e le relazioni che legano il gruppo familiare, con la serie avviata nel 2008, Wearing investiga se stessa come artista, il suo ruolo di creatrice di immagini. Ad essere impersonate sono infatti figure iconiche dell’arte e della fotografia ritenute da Wearing la sua “famiglia spirituale”, come Diane Arbus, Robert Mapplethorpe, Andy Warhol, Claude Cahun, August Sander, Weegee e appunto William Henry Fox Talbot, padre della fotografia e inventore del calotipo. Tutti i ritratti hanno a che fare con il guardare o con l’essere guardati e includono spesso oggetti che rafforzano questi concetti, come la maschera in Me as Cahun Holding a Mask of My Face (2012), la Mamiyaflex in Me as Arbus (2008) o la piccola camera portatile utilizzata da Talbot. Come nella serie precedente, l’artificialità del volto raffigurato è tradita solo dallo sguardo dell’artista che, oltrepassando la maschera e la macchina fotografica, giunge fino allo spettatore. Attraverso questo disvelamento, Wearing sembra ricordare che l’immagine non è rappresentazione oggettiva ma proiezione, proprio come l’identità stratificata di una persona. E la fotografia, superficie per antonomasia dove le proiezioni vengono fissate, non è altro che un deposito di tali stratificazioni, un luogo di incontro fra sé e gli altri, siano essi idoli della fotografia, famigliari o spettatori.
 
 
BIBLIOGRAFIA
Generebibliografia specifica
AutoreMaggia, F./ Lazzarini, F.
TitoloFotografia contemporanea dall'Europa nord-occidentale
Anno di edizione2015
Volume, pagine, numerip. 126; pp. 165-168
Sigla per citazione2755